NEL CANTO DELLA BALENA BIANCA
Laboratorio per il riconoscimento del limite umano
ispirato a Moby Dick di Herman Melville
di e con Giancarlo Cauteruccio
scenografia virtuale e montaggio video Massimo Bevilacqua
una produzione Teatro Studio Krypton
Con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2020 con il Centro Pecci di Prato
In collaborazione con il Museo Marino Marini di Firenze
ringraziamenti a Roberto IncertiPatrizia Asproni  
Giancarlo Cauteruccio ha diretto ed interpretato la performance di visual teatro “Nel canto della balena bianca”, cui ha fatto seguito il video omonimo, nella splendida cripta della ex Chiesa di San Pancrazio che  ha immaginato come il ventre di una balena.
L’occasione è stata la mostra “Di squali e di Balene”, ideata dal Marini in collaborazione con il Museo “La Specola” del Sistema Museale di Ateneo di Firenze. Una installazione che ha messo in dialogo passato e presente per richiamare l’attenzione del pubblico sulle questioni ambientali e invitare tutti a una riflessione condivisa sul futuro.
Cauteruccio ha trasformato la cripta in uno spazio immersivo di grande suggestione, grazie ad un videomapping totalizzante, ed ha coinvolto anche i mostri marini dell’Ottocento, i due soggetti della mostra: lo squalo tigre di oltre tre metri e lo scheletro di un capodoglio di circa dieci metri, animali che rimandano ad insuperabili opere di Damien Hirst e Gino De Dominicis. Una osmosi sia con il contesto espositivo che con l’idea che sottende il progetto espositivo, ovvero la messa in relazione tra natura, arte e scienza e la sensibilizzazione dei visitatori sulle emergenze ambientali e sulle conseguenze che l’azione umana provoca sugli equilibri naturali. Ispirandosi a Moby Dick, romanzo mondo composto da Melville in un periodo di febbrile creatività, Cauteruccio ha dato voce alla creatura bianca, il Leviatano inafferrabile, sprofondando nell’oceano insieme ad essa. Ha inventato parole che Moby Dick non possiede e le ha impastate con il canto delle balene. Achab, il tragico capitano di shakespeariana memoria, non potrà mai fermarla. Brani del libro, testi originali di Anna Lufrano e la mitica canzone di Lucio Dalla del finale “Ma come fanno i Marinai “hanno costituito il tessuto drammaturgico dell’assolo. Una breve e delicata performance in cui il regista ed interprete ha voluto sottolineare come la potenza della natura non possa essere oltraggiata dalla sfida umana che da sempre si ostina a voler superare il limite.
durata 23′

realizzato con il contributo di