un’installazione audio visuale per il MuVIm di Valencia
di Giancarlo Cauteruccio
allestimento di Massimo Bevilacqua
elaborazione video di Alessio Bianciardi
Nell’era contemporanea, l’immagine, nell’arte e nel teatro ha assunto un ruolo fondamentale e innovativo. La civiltà dell’immagine, grazie ai sistemi digitali e alla rete, si è sviluppata in maniera esponenziale, generando nuove estetiche.
Possiamo parlare di democrazia dell’immagine da quando la creazione delle immagini è alla portata di tutti, da quando queste sono condivisibili in tempo reale nella rete. Queste possibilità generano una inedita simultanietà percettiva, una espansione permanente nel bene e nel male. Si può considerare, oggi più che mai, che la fotografia è dunque la Madre di un complesso processo metamorfico dei comportamenti umani, relazionali, comportamentali ed estetici del tempo contemporaneo.
Queste considerazioni, costituiscono la base determinante dell’installazione dinamica TEATROIMMAGINE pensata dal regista e artista di teatro Giancarlo Cauteruccio, cosi legato al rapporto tra reale e virtuale e da sempre attento ai processi delle arti visive e alle contaminazioni disciplinari. La sua sperimentazione teatrale, proprio per questo deve molto allo storico movimento teatrale definito Teatro-Immagine, nato e sviluppatosi in Italia tra la fine degli sessanta e la metà degli anni settanta che già intuiva le potenzialità delle future tecnologie con le quali l’arte ed il teatro avrebbero dovuto confrontarsi.
Il teatro di luce di Krypron ha assunto, negli anni, l’immagine fotografica prima e l’immagine video dopo non come semplici strumenti ma come fondamentali elementi strutturali di un teatro nel quale l’immagine stessa diventasse protagonista dello spazio scenico dinamico, in grado di relazionarsi ed amplificare l’azione e la narrazione del corpo dell’attore.
TEATROIMMAGINE, pensata per il MuVIM di Valencia, fa si che lo spazio espositivo non venga considerato come contenitore passivo che ospita opere concluse nella loro oggettività, ma diventi scenario attivo di un’opera totale, immersiva, nella quale gli attori siano gli stessi visitatori che entrano nella scena delle immagini.
L’intero spazio, diviene palcoscenico delle visioni cosi da poter raccontare, attraverso l’immagine nell’immagine, i frammenti o i detriti del lungo viaggio teatrale di Cauteruccio e Krypton, che sottratti alla materialità del palcoscenico, si fanno luce, colore, memoria.
Le immagini procedono, camminano, per compiere un nuovo viaggio e imprimersi in un diverso spazio-tempo. Così, come la parola nel suo succedersi partorisce la favola nella pagina del libro, il verso della poesia, nel suo comporsi, genera il luogo speciale della parola e ancora, come il fotogramma del film, nel suo svolgersi, si fa racconto così le immagini del mio teatro mutano in un nuovo racconto.
I corpi, la luce, l’architettura, gli sguardi, le espressioni, le azioni adesso monumentalizzati-storicizzati nel trasformarsi in immagini, abbandonano la loro realtà trascorsa nel qui e ora dell’origine e si congelano per abitare una nuova dimensione costruita attraverso gli sguardi disponibili dei visitatori e alla loro complice percezione.